Intervista dell’agosto 2005 di Plasson a Enrico Perano

15 Ago 2005

Come è nata l’idea della tua collaborazione con ROXA per lo sviluppo dei pattini da slalom ?

Dalla mia “disperata” ricerca di un pattino che potesse somigliare nelle prestazioni, almeno vagamente, alla serie CT della TECNICA. Io fui il primo atleta del team Tecnica e vi rimasi praticamente fino alla fine, fino a quando cioé la Tecnica non passò alla Rollerblade la produzione e vendita dei pattini.Calzai per la prima volta un pattino della serie CT (opportunamente modificato dalla Tecnica per il sottoscritto, in modo da essere un misto tra CT7 e CT5) nel giugno del ’97. Il sollievo e la comodità che provai nei piedi già dal primo momento mi convinsero a non lasciarli più e continuai ad usarli nelle gare e negli allenamenti gli anni successivi, anche quando si interruppe la loro produzione, nonostante i modelli subentrati al loro posto continuassero a essere validi (in particolare il pulsar e il twister per lo slalom). La magicità del pattino CT stava nell’avvolgere il piede in modo uniforme e nell’essere comunque sempre confortevole anche se lo scafo e il gambaletto venivano chiusi molto stretti. In pratica era una scarpa rigida che permetteva al piede anche il movimento più estremo sorreggendolo in qualsiasi posizione. Una impressione simile me l’aveva data fino ad allora solamente lo scarpone da sci, per cui mi orientai verso una ditta come la ROXA che essendo all’avanguardia come produttrice di scarponi da sci forse poteva venire incontro alle mie esigenze. Già anni addietro avevo avuto dalla ROXA una brevissima sponsorizzazione e in quell’occasione avevo usato come pattino, il modello Mithos. Mi ricordavo che era un pattino molto semplice, assolutamente senza pretese (d’altra parte anche molto economico) ma lontanamente mi ricordava il PS della Tecnica, versione economica e semplificata del CT, per cui magari se si fossero fidati dei miei suggerimenti e li avessi convinti , insieme avremmo potuto far rinascere il mitico CT o per lo meno una scarpa di prestazioni molto simili. Guardai pertanto il sito ROXA, contattai il rappresentante e mi feci spedire un paio di pattini Slalom 4, per provarli.L’impressione fu buona, mi convinsi che poteva essere un punto di partenza per arrivare con opportune modifiche a quello che cercavo, cioé a un pattino simile al CT di uso versatile che permettesse di fare slalom, danza e magari nel contempo anche free-style in discesa, gradinate, qualche salto, e così via.

Come si chiamerà il nuovo modello da te sviluppato per Roxa ?

Si chiamerà XTREME e avrà stampato sullo scafo il logo del mio sito con la mia firma.

Data di entrata nel mercato ?

A Ottobre uscirà il primo modello con lo spoiler+velcro e carrello in alluminio di 243 mm (la minima distanza per contenere ruote da 80 mm), dico primo modello perché in primavera del 2006 si potrà scegliere la lunghezza del carrello su tre misure, ovvero oltre a quella standard di 243 mm saranno disponibili anche le misure 226 e 236; inoltre la scarpetta interna sarà ancora più imbottita e potrà essere alta solamente come il gambaletto e quindi senza spoiler.

In che stati del mondo sarà venduto ?

Sarà venduto in tutta l’Europa, compresa quella orientale (Russia, Iran, Egitto, Israele), in Cile e Colombia, forse anche in Cina.

Su cosa ti sei basato principalmente per lo sviluppo di questo pattino ?

Oltre alla mia esperienza di 10 anni di pattinaggio e 5 di competizioni di slalom e discesa, mi sono avvalso della collaborazione di Sergio Gallini (aka: plasson), un pattinatore italiano della ‘nuova’ generazione, che sta emergendo nel mondo dello slalom in Spagna, nonché mio grande amico. I suoi preziosi consigli e suggerimenti, insieme a una grande conoscenza del mercato’pattinifero’ attuale, mi hanno anche aggiornato sulle esigenze dei pattinatori di oggi e sugli eventuali pregi e difetti dei pattini della concorrenza.

Quali sono, secondo te, le caratteristiche generali che deve avere un pattino da slalom ?

Il pattino ideale deve essere costituito da scafo+ gambaletto entrambi rigidi con l’eventuale aggiunta dello spoiler inserito nella parte alta del gambaletto e il relativo velcro per la chiusura. Le estremità del gambaletto devono arrivare nella parte anteriore le più vicine possibili e sopra deve esserci una leva micrometrica per la chiusura. Come il gambaletto anche lo scafo deve avere una leva per la chiusura, ma è fondamentale che, oltre alle due leve, vi siano i lacci. Questo perché le leve tendono a chiudere la scarpa (o il gambaletto) limitatamente nel punto dove sono fissate col rischio che insistendo nel chiudere pizzichino la gamba o la scarpetta interna danneggiando quest’ultima in un tempo relativamente breve. In pratica la sensazione può essere quella di sentire il piede e la caviglia stretti solamente in prossimità delle leve. I lacci invece permettono di stringere il piede in modo uniforme prima ancora di chiudere le leve. E’ poi importante che i lacci siano auto bloccanti, cioé che una volta tirati con la giusta tensione si blocchino a tale tensione e si possano annodare con tranquillità.Veniamo ora alla scarpetta interna, da cui dipende la buona riuscita di tutto il pattino. E’ importante che sia imbottita, di discreto spessore e abbastanza chiusa sulla parte anteriore in modo che già dia la prima sensazione di chiusura sulla caviglia e avvolgimento uniforme del piede ancor prima di chiudere lacci e leve. Il fatto che sia abbastanza chiusa nella parte anteriore serve anche per evitare che venga danneggiata dalle ripetute chiusure delle leve. L’altezza può essere uguale a quella del gambaletto o superiore. In quest’ultimo caso è fondamentale la presenza dello spoiler col velcro che una volta chiuso rende la gamba solidale con la scarpetta nei movimenti. Voglio precisare che la chiusura del velcro non equivale a quella di una leva anche perché una chiusura rigida (e tale sarebbe utilizzando una leva) a quell’altezza potrebbe impedire qualche movimento particolare fatto rimanendo appoggiati al terreno solo sulle ruote terminali ( ad esempio sulle punte). In realtà il velcro realizza una chiusura morbida ed ha solo il compito di mantenere, nella parte finale della scarpetta che fuoriesce dal gambaletto, la gamba aderente alla scarpetta stessa onde evitare l’insorgere di leggere abrasioni o vesciche.Ricordo per ultimo la presenza di un elemento pure importante, che già ebbi modo di apprezzare coi pattini Tecnica: lo shock absorber inserito nello scafo in prossimità del tallone onde ridurre l’effetto delle vibrazioni del terreno e di eventuali urti.

Sappiamo che a volte le marche costruttrici ascoltano di più i loro esperti di marketing che gli atleti. Com’è stata la collaborazione con quelli di ROXA? Hanno seguito tutti i tuoi consigli ?

La collaborazione e i risultati ottenuti sono merito di un’intesa che si è venuta a stabilire tra me e Giuseppe (uno dei responsabile Roxa) fin dalle prime conversazioni telefoniche.La ditta è a conduzione familiare, gestita da quattro fratelli, con uffici, produzione e magazzini a tre ore di macchina dal sottoscritto: queste condizioni hanno ovviamente reso molto più semplice la collaborazione. Ho trovato da parte loro una grande disponibilità nell’ascoltarmi. Mi hanno sempre chiesto in modo dettagliato i motivi di ogni mia richiesta dandomi cos’ la soddisfazione di esprimermi e sfruttare la mia decennale esperienza ‘pattinifera’.Mi ricordo che un giorno telefonai a Giuseppe ben 5 volte sul lavoro, e lo trovai comunque sempre attento alle mie osservazioni.Ma la cosa più bella della ROXA è quella di essere l’unica ditta di pattini italiana rimasta veramente ‘pura’, cioé MAde in ITALY: ogni pezzo o accessorio dei loro pattini è prodotto in Italia, a differenza delle altre ditte che hanno solo gli uffici e i dirigenti in Italia, mentre la produzione è spostata nei paesi dell’Est. E nonostante ciò il prezzo dei pattini ROXA al pubblico è inferiore. Voglio infine precisare che il pattino XTREME, nonostante sia particolarmente adatto e rivolto allo Slalom, se usato con il carrello più lungo, cioé quello standard di 243mm, permetterà anche discrete prestazioni in altre specialità così da non doverlo calzare solamente per fare i birilli.Presenterà inoltre un grande vantaggio: quello di essere leggero (tre etti circa in meno del Twister), vantaggio che ti assicuro si incomincia a sentire già dopo il primo quarto d’ora che si hanno i pattini ai piedi.

Ciao Enrico, grazie e buon lavoro